Carissimi,
il Credit Suisse Global
Investment Yearbook, che è oggetto di approfondite analisi questa settimana da
parte degli analisti, sostiene fra l’altro che dal 1980 ad oggi i Bonds hanno
performato meglio delle azioni, contraddicendo lo stesso concetto base della
finanza di risk equity premium. Ma se ci si pensa bene è logico. Nel 1981 in
America era possibile acquistare TBond trentennali al 16% e, tenendoli fino al
2011, si sarebbe ottenuto un rendimento ben superiore a quello medio delle
azioni che, come noto, in America è del 6,3% e del 4,4% in media nel resto del
mondo. Ma se guardiamo ai precedenti trent’anni (1950-1980), scopriamo che il
rialzo dei tassi di interesse dal 2% al 16% ha maciullato gli obbligazionisti,
mentre ha premiato alla grande (specie nel periodo 1950-1968) gli azionisti.
Ora il problema è: l’attuale situazione assomiglia di più all’inizio del
decennio 1950 o all’inizio degli anni Ottanta? A me sembra indubbio che la
prima risposta è quella giusta. I tassi di interesse dei titoli dei paesi
“sicuri” sono ai minimi poiché è invalsa l’idea che la recessione e la
deflazione continueranno. Le stesse opinioni si avevano alla fine degli anni
1940 quando si credeva che con la fine della guerra ben presto sarebbe ripresa
la Depressione degli anni 1930. Non fu così. L’uso del deficit spending, da un
lato, e del credito bancario sostenuto per la prima volta nella storia dalla
consapevolezza del sostegno illimitato delle banche centrali con la fiat money,
dall’altro, favorirono l’uscita dalle secche degli anni Trenta e l’inizio di
una fase di prosperità accompagnata però da inflazione e rialzo dei tassi
(entrambi molto moderati per tutto il corso degli anni 1950 e prima parte degli
anni 1960). In quel periodo si assistette alla Great Rotation e cioè via (pian
piano) dai Bonds e dentro nelle azioni. La storia non si ripete, come è
noto, anche se talvolta i cicli si succedono in modo simile e, a mio avviso,
questa Great Rotation si sta verificando nuovamente. I fondi azionari –che
avevano subito ampi deflussi in America e ancor più in Europa nel quinquennio
dal 2008 al 2012- hanno attratto nell’ultimo mese 21 miliardi di dollari. Una
rondine non fa primavera? Vedremo. Non dimentichiamo comunque che il movimento
per essere sano deve essere composto. È quanto sta avvenendo, visto che nella
settimana appena trascorsa solo sulla piazza di New York è continuato il rialzo
degli indici, mentre in Europa e Giappone vi sono state prese di beneficio.
Nell’ Eurozona apparentemente
sono ripresi i timori sulla tenuta dell’Euro accoppiati in Italia da quelli sul
Monte dei Paschi di Siena. In realtà, il sistema bancario italiano è sano nella
media delle sue banche con scartamenti positivi nelle BCC e negativi per il
MPS, il tutto nella logica della curva gaussiana.
La grande sfida è quella di
sganciare i mercati dalla logica del risk on/risk off che li ha caratterizzati
in questi anni e che trae origine dall’idea che o le banche centrali drogano i
mercati (e allora sale tutto, euro compreso) o non li drogano e allora crolla
tutto. Come ha detto Mark Carney Governatore della Bank of Canada e prossimo
Governatore della Bank of England, occorre che le banche centrali assicurino la
velocità di fuga delle loro economie (la velocità di fuga è quella necessaria
“to break free” da un campo gravitazionale senza ulteriori propulsioni). Allora
vedremo le borse salire di prezzo e il dollaro riflettere il suo vero potere
d’acquisto che rispetto all’euro e al franco svizzero è ben più alto
dell’attuale. Un primo incoraggiante segno in questo senso è venuto la
settimana scorsa dalla flessione dell’euro da 1,3646 a 1,3360. Forte quindi il
dollar index.
Il petrolio continua a salire ed
è ai massimi degli ultimi 9 mesi con il brent a 119 dollari al barile. È questo
causato dalla ripresa su larga scala delle importazioni cinesi o dalle
preoccupazioni legate ai tumulti nei paesi arabi? Probabilmente da entrambe.
Cari saluti
Francesco Arcucci
L'ho ritrovata solo ora, che bella sorpresa!
RispondiEliminaGrazie x le illuminazioni dense di saggezza.
Un affezionato da anni
Un caro saluto