lunedì 25 febbraio 2013

L'Analisi del Lunedì dei Mercati Finanziari- 25 febbraio 2013


Carissimi,

la settimana scorsa ha avuto due volti. Nella prima parte i mercati azionari hanno continuato ad apprezzarsi facendo affidamento sulla prosecuzione della politica monetaria accomodante da parte delle banche centrali. Ma è bastato che filtrassero voci in merito alla possibilità che la FED interrompesse o, almeno, rallentasse il ritmo di acquisto di titoli del Tesoro che l’SP ha fatto registrare il maggior declino di due giorni da novembre scorso, anche se, settimana su settimana, la flessione è stata solo dello 0,69%.

Intanto si avvicinano importanti appuntamenti politici negli Stati Uniti: il primo marzo entrano in vigore i tagli automatici alle spese discrezionali su difesa e salute (circa 80 miliardi di dollari nel 2013), mentre il 27 marzo è il termine per la ratifica della risoluzione che serve ad autorizzare ulteriori spese per l’attuale anno fiscale. In Europa e soprattutto in Giappone il rialzo delle borse è proseguito (rispettivamente dello 0,36% e dell’ 1,90%) salvo in Italia dove il FTSE MIB è arretrato di quasi il 2% per le incertezze sul risultato elettorale. Nel complesso, tuttavia, è probabile che proseguirà la politica monetaria espansionistica al punto che in Giappone e in Inghilterra la Banca Centrale accetterà un target dell’inflazione al di sopra del 2%. Sono quindi convinto che il rialzo proseguirà e che, paradossalmente, il cattivo andamento dell’economia specie in Europa è un viatico per la prosecuzione del rialzo stesso. L’Italia è più debole delle maggiori economie europee, ma il suo sistema bancario, nonostante la cattiva stampa causata dal Monte dei Paschi di Siena, presenta un rapporto attivo/mezzi propri di 14, meno della metà del valore rilevato per le banche tedesche e francesi. Per quanto riguarda il mercato che io preferisco, quello americano, è molto incoraggiante la ripresa dell’attività di M&A. E in più si tratta di società di notevoli dimensione: un management bail-out per la DELL, un merger fra American Airlaines e US Airways e un acquisto da parte di Warren Buffet per la Heinz. 

Sul mercato dei cambi l’euro ha continuato a “viaggiare” intorno a 1,32 e cioè non si è indebolito nonostante i dettagli sugli acquisti dei titoli di Stato italiani e spagnoli da parte della BCE nel 2011/2012 e nonostante il rimborso dell’asta LTRO a 36 mesi del dicembre 2011/2012. Su circa 1000 miliardi di euro di prestiti a medio termine della Banca Centrale Europea sono stati rimborsati soltanto 61,1 miliardi. Questo denota che la liquidità non ha ancora raggiunto un flusso adeguato attraverso il mercato dei depositi interbancari. Se l’euro nonostante tutto è rimasto stabile, dopo la flessione da 1,37 a 1,32, il dollar index è ai massimi degli ultimi 5 mesi per effetto del crollo della sterlina e dello yen. Dovremmo essere solo all’inizio di questo movimento ascendente.

Fragile l’oro e le materie prima in genere. Incapaci di prendere lo spunto da conferme della politica monetaria espansionistica, si spaventano di fronte a voci di eventuale cambiamento di strategia da parte della FED. Perfino il petrolio che era andato controcorrente nella settimana scorsa ha perso oltre 3 dollari al barile.

 Cari saluti

 Francesco Arcucci
 
 
DISCLAIMER
 
Il contenuto di questo Blog mira - in via esclusiva - alla informazione personale dell’utente e rappresenta corrispondenza privata. Esso non può costituire e, in effetti, non costituisce in nessun modo un consiglio di investimento né una sollecitazione al pubblico risparmio. Non vi è alcuna garanzia, né si assume alcuna responsabilità per eventuali danni diretti o indiretti, riguardo l’utilizzo di tutto quanto contenuto in questo Blog che ha solo, come si è detto, una finalità informativa. Si ribadisce pertanto che ciascun utente è responsabile delle proprie attività di investimento per cui il Prof. Francesco Arcucci, in quanto Autore e proprietario del Blog, non può essere ritenuto responsabile di alcuna perdita e/o danno diretto o indiretto derivanti dall’uso del contenuto del Blog in parola. Si invita quindi a non investire senza prima avere consultato il proprio gestore o consulente autorizzato.

lunedì 18 febbraio 2013

L'analisi del lundedì dei mercati finanziari - 18 febbraio 2013


Carissimi,

 

in un mondo di banche centrali che possono non solo manovrare i tassi di interesse a breve, ma possono acquistare liberamente titoli pubblici, agendo da acquirenti che saldano la differenza fra acquisti e vendite sul mercato, per aumentare la massa monetaria, la BCE rischia di trovarsi per la seconda volta a mal partito. Un anno fa si trattava per la BCE, di crearsi uno spazio di manovra per intervenire a favore della solvibilità delle pubbliche amministrazioni dei Paesi deboli di Eurolandia. E alla fine Draghi, nonostante le obiezioni della Deutsche Bundesbank ce l’ha fatta a dire l’espressione magica: che l’euro sarebbe stato difeso “whatever it takes”. Oggi il problema è meno pressante, ma più insidioso. La Fed e la Bank of Japan stanno acquistando aggressivamente titoli pubblici, perché in tal modo pensano di espandere la base monetaria (cioè il loro bilancio) e la massa monetaria (biglietti e depositi) per dare fiato all’economia, e, nel caso giapponese, all’inflazione e, nel caso americano, all’occupazione. L’effetto è stato negativo per l’Europa, che ha visto rafforzarsi l’Euro contro dollaro e yen. Ciò in un momento in cui l’Europa ha bisogno di un euro debole per rilanciare le esportazioni, in presenza di consumi e investimenti in netta contrazione. Il risultato è un ulteriore indebolimento del livello dell’attività produttiva in Italia e Spagna, ma anche in Francia e Germania. Io non ho dubbi che le forze di mercato faranno indebolire l’euro, ma condanno la spregiudicatezza delle altre banche centrali che approfittano dei vincoli della BCE per scaricare su di noi i loro problemi. Non è certo un bell’esempio di cooperazione internazionale fra banche centrali. Ecco perché la moneta unica europea, dopo una flessione da 1.37 a 1.33, fa fatica a indebolirsi oltre, mentre il dollar/index si sta rafforzando come previsto a causa dell’ulteriore debolezza dello yen e della sterlina britannica.

Per quanto riguarda i mercati azionari è continuato, seppur lentamente, il rialzo a New York, Londra, Tokyo e Shangai, mentre le piazze europee si sono indebolite. Ma con riferimento alla Big Picture il mercato rimane al rialzo, e c’è da osservare che, oltre alle tante ragioni già menzionate (errato posizionamento al ribasso degli investitori, bassi prezzi delle azioni in termini di P/E e dividend yield rispetto ai tassi dei titoli di Stato, buona salute del settore di imprese sotto il profilo della posizione finanziaria netta eccetera, eccetera) vi è da menzionare il rapporto fra il ciclo delle commodities e quello dei mercati azionari. A commodities che salgono di prezzo, come nel decennio 1970 e nel decennio 2000, si associano borse piatte o in discesa. A commodities che scendono di prezzo, come nei decenni 1950, 1980, 1990, si associano rialzi delle azioni. La probabile fine del ciclo di rialzo del decennio 2000 è un’altra delle tante ragioni per cui i prezzi delle azioni, al di là dei movimenti di breve periodo, sono destinati a mio avviso a salire nettamente per alcuni anni.

 

Cari saluti,

 

Francesco Arcucci


DISCLAIMER


Il contenuto di questo Blog mira - in via esclusiva - alla informazione personale dell’utente e rappresenta corrispondenza privata. Esso non può costituire e, in effetti, non costituisce in nessun modo un consiglio di investimento né una sollecitazione al pubblico risparmio. Non vi è alcuna garanzia, né si assume alcuna responsabilità per eventuali danni diretti o indiretti, riguardo l’utilizzo di tutto quanto contenuto in questo Blog che ha solo, come si è detto, una finalità informativa. Si ribadisce pertanto che ciascun utente è responsabile delle proprie attività di investimento per cui il Prof. Francesco Arcucci, in quanto Autore e proprietario del Blog, non può essere ritenuto responsabile di alcuna perdita e/o danno diretto o indiretto derivanti dall’uso del contenuto del Blog in parola. Si invita quindi a non investire senza prima avere consultato il proprio gestore o consulente autorizzato.

lunedì 11 febbraio 2013

L'Analisi del Lunedì dei Mercati Finanziari- 11 febbario 2013


Carissimi,

il Credit Suisse Global Investment Yearbook, che è oggetto di approfondite analisi questa settimana da parte degli analisti, sostiene fra l’altro che dal 1980 ad oggi i Bonds hanno performato meglio delle azioni, contraddicendo lo stesso concetto base della finanza di risk equity premium. Ma se ci si pensa bene è logico. Nel 1981 in America era possibile acquistare TBond trentennali al 16% e, tenendoli fino al 2011, si sarebbe ottenuto un rendimento ben superiore a quello medio delle azioni che, come noto, in America è del 6,3% e del 4,4% in media nel resto del mondo. Ma se guardiamo ai precedenti trent’anni (1950-1980), scopriamo che il rialzo dei tassi di interesse dal 2% al 16% ha maciullato gli obbligazionisti, mentre ha premiato alla grande (specie nel periodo 1950-1968) gli azionisti. Ora il problema è: l’attuale situazione assomiglia di più all’inizio del decennio 1950 o all’inizio degli anni Ottanta? A me sembra indubbio che la prima risposta è quella giusta. I tassi di interesse dei titoli dei paesi “sicuri” sono ai minimi poiché è invalsa l’idea che la recessione e la deflazione continueranno. Le stesse opinioni si avevano alla fine degli anni 1940 quando si credeva che con la fine della guerra ben presto sarebbe ripresa la Depressione degli anni 1930. Non fu così. L’uso del deficit spending, da un lato, e del credito bancario sostenuto per la prima volta nella storia dalla consapevolezza del sostegno illimitato delle banche centrali con la fiat money, dall’altro, favorirono l’uscita dalle secche degli anni Trenta e l’inizio di una fase di prosperità accompagnata però da inflazione e rialzo dei tassi (entrambi molto moderati per tutto il corso degli anni 1950 e prima parte degli anni 1960). In quel periodo si assistette alla Great Rotation e cioè via (pian piano) dai Bonds e dentro nelle  azioni. La storia non si ripete, come è noto, anche se talvolta i cicli si succedono in modo simile e, a mio avviso, questa Great Rotation si sta verificando nuovamente. I fondi azionari –che avevano subito ampi deflussi in America e ancor più in Europa nel quinquennio dal 2008 al 2012- hanno attratto nell’ultimo mese 21 miliardi di dollari. Una rondine non fa primavera? Vedremo. Non dimentichiamo comunque che il movimento per essere sano deve essere composto. È quanto sta avvenendo, visto che nella settimana appena trascorsa solo sulla piazza di New York è continuato il rialzo degli indici, mentre in Europa e Giappone vi sono state prese di beneficio.

Nell’ Eurozona apparentemente sono ripresi i timori sulla tenuta dell’Euro accoppiati in Italia da quelli sul Monte dei Paschi di Siena. In realtà, il sistema bancario italiano è sano nella media delle sue banche con scartamenti positivi nelle BCC e negativi per il MPS, il tutto nella logica della curva gaussiana.

La grande sfida è quella di sganciare i mercati dalla logica del risk on/risk off che li ha caratterizzati in questi anni e che trae origine dall’idea che o le banche centrali drogano i mercati (e allora sale tutto, euro compreso) o non li drogano e allora crolla tutto. Come ha detto Mark Carney Governatore della Bank of Canada e prossimo Governatore della Bank of England, occorre che le banche centrali assicurino la velocità di fuga delle loro economie (la velocità di fuga è quella necessaria “to break free” da un campo gravitazionale senza ulteriori propulsioni). Allora vedremo le borse salire di prezzo e il dollaro riflettere il suo vero potere d’acquisto che rispetto all’euro e al franco svizzero è ben più alto dell’attuale. Un primo incoraggiante segno in questo senso è venuto la settimana scorsa dalla flessione dell’euro da 1,3646 a 1,3360. Forte quindi il dollar index.

Il petrolio continua a salire ed è ai massimi degli ultimi 9 mesi con il brent a 119 dollari al barile. È questo causato dalla ripresa su larga scala delle importazioni cinesi o dalle preoccupazioni legate ai tumulti nei paesi arabi? Probabilmente da entrambe.

Cari saluti

Francesco Arcucci

lunedì 4 febbraio 2013

L'Analisi del Lunedì dei Mercati Finanziari- 4 febbraio 2013


Carissimi,

la percezione che il mercato azionario abbia un trend rialzista si sta diffondendo. Alla metà di dicembre 2012 avevo scritto: “la prossima settimana potrebbe essere l’ultima di relativa debolezza o la prima di un potente ciclo ascendente che si manifesterà nel corso del 2013 e oltre”. E infatti i mercati azionari mondiali hanno registrato forse il miglior gennaio degli ultimi vent’anni e l’SP venerdì scorso ad un certo momento ha toccato 1511, non lontano dal massimo assoluto di 1576 del 10 ottobre 2007. Senza più voler approfondire le ragioni di questa tendenza rialzista che abbiamo tante volte illustrato in questa sede e che ci hanno fatto esprimere un segnale rialzista già dall’inizio di ottobre 2011 (quando l’SP era sceso a 1070), ora il problema per l’investitore è se acquistare titoli value o titoli growth. I primi, come noto, sono titoli di società solide in tangible assets e non soggette a grandi esplosioni dei profitti, tipo Coca-Cola, Altria, Johnson&Johnson, Procter&Gamble, ecc. Questi titoli vanno acquistati in periodi negativi di borsa puntando sul loro valore intrinseco e sul dividendo stabile. I titoli growth sono quelli delle società più cicliche, con scarse tangible assets, ma grandi prospettive di aumentare il fatturato e i profitti tipo Google, Microsoft o la stessa Apple. Nella seconda metà degli anni Novanta, al tempo della bolla speculativa dell’ High-tech, le azioni value erano trascurate. Interessavano solo azioni growth della new economy. Poi venne la rottura della bolla (dal settembre 2000 al marzo 2003) e le azioni value furono di nuovo apprezzate. La nuova crisi borsistica iniziata alla fine del 2007 e proseguita fino a marzo 2009 (negli Stati Uniti) e a luglio 2012 (in Europa, Giappone e paesi emergenti, Cina compresa) ha causato un crollo generale dei prezzi delle azioni. Nessuno si è salvato, neanche i titoli value. Così queste società solide, con buoni assets e ottimi fondamentali da quando si ha avuta una ripresa generalizzata dei prezzi hanno ripreso ad essere molto interessanti anche perché i loro prezzi sono molto bassi. In Europa si calcola che questi titoli siano più a buon mercato per quasi il 50% rispetto ai titoli growth. Energia, finanza, telecomunicazioni e utilities sono i settori più tipici delle società value.

Se però, anche in base all’insegnamento di alcuni maestri dell’investimento, si può in parte contestare questa suddivisione, allora la cosa migliore, a mio avviso, è acquistare indifferentemente titoli value e growth o meglio ancora investire in ETF espressivi dell’intero mercato.

Per quanto riguarda il mercato valutario cominciano per me le dolenti note. Infatti, per una serie di motivi non avevo certo previsto un rialzo così consistente dell’euro contro dollaro. È vero che sono stato fra i primi a sottolineare l’importanza della svolta del luglio 2012, quando fu chiaro che l’Europa aveva deciso, per bocca di Draghi, di salvare l’euro. Il cambiamento, che ho sottolineato con forza, è stato il passaggio dal possibile intervento di un Fondo Salvastati, dalle risorse magari grandi, ma limitate, ad un intervento potenzialmente illimitato (“whatever it takes”) della BCE. Ma il mio ragionamento era ed è quello che, proprio per poter salvare l’euro, occorreva un euro debole che desse slancio all’unica componente della domanda globale su cui puntare: l’esportazione.

Non è stato così. L’euro è salito da 1,2060 di luglio a 1,37 (chiudendo a 1,3644) di venerdì scorso. Sto quindi avendo torto? Sembrerebbe proprio di sì. Il mio modellino che si basa invece sul dollar index, mi dice che non mi sto sbagliando e che il dollar index (che è composto per il 56% dall’euro, ma che comprende anche yen, sterlina, dollaro canadese e franco svizzero) è alla vigilia di un grande rialzo che si estrinsecherà già da marzo prossimo. Con il dollar index al rialzo, è possibile che l’euro, che pesa così tanto in questo paniere, sia forte?

L’oro sta attraversando un periodo in cui è senza infamia e senza lode, così come molte altre materie prime. Le banche internazionali si stanno innervosendo e avvertono i loro clienti che il rialzo, che ha portato il metallo giallo da 250 dollari l’oncia nel 2001 a 1920 nel settembre 2011, è finito. Io non credo che sia così. L’oro andrà bene nel complesso finchè le banche centrali emetteranno fiat money e cioè per sempre. L’oro è il competitor della fiat money, è disciplina, ortodossia monetaria. Sta attraversando una fase non positiva, ma dichiarare che il bull market dell’oro è finito come fa il Credito Svizzero è un grave errore. La Banca d’Inghilterra non ha forse venduto la gran parte delle sue riserve auree a 255 dollari l’oncia nel 2001? Ecco un esempio di timing disastroso da parte di un’istituzione superprestigiosa. Forse più del Credito Svizzero.

Il petrolio continua a salire di prezzo, nonostante la domanda in contrazione. Tempi brutti in Medioriente?

Cari saluti
Francesco Arcucci
 
 
 
DISCLAIMER
Il contenuto di questo Blog mira - in via esclusiva - alla informazione personale dell’utente e rappresenta corrispondenza privata. Esso non può costituire e, in effetti, non costituisce in nessun modo un consiglio di investimento né una sollecitazione al pubblico risparmio. Non vi è alcuna garanzia, né si assume alcuna responsabilità per eventuali danni diretti o indiretti, riguardo l’utilizzo di tutto quanto contenuto in questo Blog che ha solo, come si è detto, una finalità informativa. Si ribadisce pertanto che ciascun utente è responsabile delle proprie attività di investimento per cui il Prof. Francesco Arcucci, in quanto Autore e proprietario del Blog, non può essere ritenuto responsabile di alcuna perdita e/o danno diretto o indiretto derivanti dall’uso del contenuto del Blog in parola. Si invita quindi a non investire senza prima avere consultato il proprio gestore o consulente autorizzato.