Carissimi,
nel 2006/2007 io ho scritto
numerose volte che eravamo in presenza di un’inflazione creditizia che stava
giungendo al culmine (ve ne erano tutti i segni premonitori) e che sarebbe
stata seguita da una deflazione creditizia terribile. L’economista Roubini la
pensava allo stesso modo e gli venne concesso il palco della riunione annuale
del FMI per dirlo: diventò famoso.
Da allora Roubini ha sbagliato
numerose volte (e chi non lo fa?). In particolare non ha colto la svolta al
rialzo di Wall Street del marzo 2009 – da me centrata perfettamente- e nel
complesso è sempre rimasto pessimista. Ma soprattutto, avendo già fatto
numerosi errori, è diventato non tanto più cauto, quanto più banale. Invece di prevedere,
tende a spiegare ciò che è già avvenuto. Ora dice che il rally iniziato nel
luglio 2012 sta finendo perché non sostenuto da buoni dati macroeconomici dei
paesi sviluppati ed emergenti, ma soltanto dalla creazione di nuova liquidità
delle banche centrali che ha spinto gli investitori assetati di reddito a
cercarlo nelle azioni, nelle commodities, negli strumenti finanziari rischiosi
tipo CDS e nelle monete dei paesi emergenti. Ora il rally sta fallendo, secondo
lui, di fronte all’aggravarsi della crisi economica, dei problemi del rischio
sovrano in Europa e delle incertezze politiche e geopolitiche specie in Medio
Oriente. Sono tutte considerazioni giuste, ma già scontate dai mercati. Il
mercato azionario è un discounting process. Il problema non è guardare nello
specchietto retrovisore, come fa Roubini oggi (ma non nel 2007), ma in avanti.
1. Le
azioni sono care o a buon mercato? A me sembrano a buon mercato tenendo conto
del rapporto P/E storico.
2. La
differenza fra il rapporto utili/prezzi e i rendimenti dei titoli decennali
negli Stati sicuri è o non è di circa sei punti, rendendo l’investimento
azionario molto conveniente?
3. La
posizione finanziaria netta delle imprese è o non è la migliore da
decenni a questa parte per effetto delle riduzioni di personale e degli
scarsi investimenti?
4. I
tassi di interesse a medio termine ben presto cominceranno a salire come è
successo nel periodo 1949/1951 (da livelli superbassi) a causa di un certo
miglioramento dell’economia. È vero o non è vero che in questo caso le borse
reagiscono con dei rialzi dei prezzi?
Se tutto ciò è vero, come si
spiega l’attuale correzione delle borse di circa il 7% da metà ottobre? In gran
parte si spiega col fatto che negli Stati Uniti i grandi investitori hanno
deciso di vendere i titoli per usufruire del basso peso fiscale sulle
plusvalenze destinato a terminare alla fine di quest’anno. Così incassano
i profitti anche sui titoli migliori tipo Apple, Google, Amazon, Priceline,
etc. Ma poi li ricompreranno. Io penso che a più tardi fra due settimane, o
comunque entro Natale, si metterà in moto il grande bull market di cui
parlo da tempo.
Anche la correzione sull’oro sta
terminando.
Confermo che si sta per
presentare una grande occasione di vendita del TBond americano a trent’anni.
Per quanto riguarda le altre
materie prime non mi sembrano interessanti e nemmeno il petrolio che è stato
aiutato nella sua quotazione dalle vicende mediorientali.
Passando a parlare del mercato
valutario, ritengo che lo yen continuerà ad indebolirsi perché è la moneta
ideale in cui indebitarsi investendo in monete che rendono maggiormente. Anche
l’euro continuerà ad indebolirsi, ma i mesi ideali per il crollo sono
febbraio-marzo 2013.
Cari saluti
Francesco Arcucci
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