Carissimi,
l’analisi dei mercati finanziari, in particolare di quelli
azionari, trova un suo primissimo punto di partenza nella efficient market
hypothesis secondo la quale: 1) tutte le classi di attività rendono egualmente
se ponderate per la volatilità. 2) i prezzi delle azioni riflettono tutte le
notizie conosciute, per cui seguono una “random walk” come risposta a tali
notizie. Tuttavia questa teoria è stata largamente smentita negli ultimi anni.
A mio avviso il mercato è dominato da due forze: a) il momentum o spinta del
mercato che tende a far muovere il prezzo nella stessa direzione. b) il ritorno
alle medie (the reversion to the mean) per cui le borse sopravalutate e quelle
sottovalutate tendono a ritornare alla
media. La prima forza opera nel breve termine, la seconda nel lungo termine.
L’anno scorso ho colto il fatto che il processo di ritorno alla media stava
terminando e si stava preparando una grande fase caratterizzata da un momentum
positivo. Questa inerzialità positiva a mio avviso continuerà a manifestarsi
per alcuni anni. Per questo ho scritto numerose volte in questa sede che si sta
preparando un bull market probabilmente di dimensioni storiche. Pochi gestori
lo hanno capito, per cui anche se nel 2012 vi è stato un rialzo generalizzato
delle borse, circa il 70% ha fatto peggio del mercato, e addirittura per i
gestori dei fondi hedge, questa percentuale si innalza all’88%. Quando il
momentum è positivo sono meglio gli ETF
dei gestori attivi, i quali, nella speranza di cogliere i punti di
svolta, rischiano di fare un sacco di pasticci.
Ora vorrei spendere alcune parole sui cambi. Apparentemente
il rialzo dell’euro sta smentendo il mio modello. Quest’ultimo tuttavia è
basato sul Dollar Index che costituisce una media del valore del dollaro contro
cinque monete (euro, sterlina, dollaro canadese, yen, franco svizzero) con
diversi livelli di ponderazione. Il movimento che si è manifestato in queste
ultime sedute, è derivato da carry trade. Gli operatori cioè si sono indebitati
in yen, hanno venduto yen acquistando dollari, hanno venduto dollari
acquistando euro per trarre vantaggio dal sia pur minimo differenziale di
interessi. Nel complesso quindi l’apprezzamento del dollaro ponderato sullo
yen, è stato uguale al deprezzamento ponderato del dollaro sull’euro.
Certamente il rialzo dell’euro non è in linea con le mie
previsioni (anche se diverse volte avevo parlato di un livello di 1,33 come
possibilità), ma non è ancora detta l’ultima parola. In febbraio, ma
soprattutto in marzo ed aprile, ci dovrebbe essere un forte rialzo del Dollar
Index e a quel punto l’euro dovrà abbassare la testa. Metalli preziosi sono
ancora abbandonati a se stessi, ma preferisco nettamente l’argento all’oro.
Interessante il rialzo del prezzo del petrolio nonostante la debolezza della
domanda mondiale.
Cari saluti
Francesco Arcucci
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