Carissimi,
il mercato dei cambi dà segni di strabismo. Visto da Tokio
il dollaro è forte avendo registrato in meno di due mesi un rialzo del 15% (da
79 yen a 91 per 1 dollaro). Visto da Londra, è anche forte: in questo mese di
Gennaio 2013 la sterlina ha subito una flessione da 1,62 a 1,58. Visto da
Francoforte e in generale dall’eurozona, è debole, con l’euro rafforzatosi da
1,30 a 1,35, avvicinandosi pericolosamente al livello di 1,36 che io considero
uno spartiacque fra euro forte ed euro debole. Infine, in termini di
Dollar/Index, la moneta americana è rimasta ferma fra 79 e 80, con il mio
modellino che lo proietta verso 90 per i mesi di marzo/aprile e verso 100 per
fine 2013, e 120 per il 2015. La forza dell’euro contro dollaro, viene
interpretata come la conseguenza dell’attenuarsi delle preoccupazioni di break
up della moneta unica europea. Ma sarà così? è possibile cioè, che, in un
contesto di economia europea così debole nei consumi, negli investimenti e
nella occupazione, l’unico fattore di crescita, le esportazioni, venga bloccato
da un rialzo dell’euro contro dollaro, sterlina e yen (quest’ultimo ha perso in
breve tempo il 20% contro euro)? Non mi sembra possibile, per cui ritengo solo
temporanea la forza del’euro. Per quanto i fatti in questo momento non assecondino
la mia previsione, ritengo che essi in breve si metteranno al passo con la
medesima.
Dove invece i fatti mi stanno dando ragione è sulle borse.
Ho parlato infatti più volte, già nella prima parte del 2012 e nell’estate
dello scorso anno, della nascita di uno storico bull market, di una svolta
importantissima, e l’ho spiegata con il buon andamento, specie finanziario, del
settore corporate negli Stati Uniti, con i bassi tassi di interesse, ma
soprattutto con il basso livello delle quotazioni e con l’equity risk premium
negativo degli ultimi 15 anni, che è contrario ad ogni logica economica. I
grandi punti di svolta dei mercati azionari verso l’alto, si sono verificati
allorché il mercato stesso era posizionato erratamente per il ribasso, come nel
1920 (quando gli operatori pensavano alla prosecuzione dell’inflazione che non
si materializzò), nel 1949 (quando si pensava prossima una ripresa della
depressione dopo la parentesi della guerra e i primi anni della ricostruzione),
nel 1982 (quando la parola d’ordine era che l’inflazione era imbattibile). Nel
2012, e anche oggi, la nuova parola d’ordine è che ad essere imbattibile era la
deflazione e i mercati si sono posizionati per questo. Da qui la mia previsione
che eravamo alla vigilia di un rialzo storico delle borse e anche dei tassi
d’interesse a medio - lungo termine dei Paesi sicuri. Questo rialzo dei tassi,
almeno nelle prime fasi (vedi anni 1950) non ostacola, ma anzi favorisce, il
rialzo delle borse.
Ecco quindi la mia ricetta. Stare lontano dai bonds dei
Paesi sicuri, investire in borsa e investire in dollari. Le prime due cose si
stanno verificando bene, per il dollaro il giudizio per ora non è favorevole,
ma sono ancora fiducioso. Potrei cambiare idea solo se non si verificherà il
rialzo che prevedo per marzo/aprile 2013.
I mercati delle commodities sono lackluster, con il petrolio
rafforzato, ma di poco, dagli eventi del Nord Africa (Brent a 114 e Crudo Texas
a 96 dollari al barile). L’oro senza infamia e senza lode, ma sempre l’8% sotto
i livelli di ottobre 2013.
Cari saluti,
Francesco Arcucci
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