Carissimi,
come molto spesso accade, quando
gli economisti non riescono a spiegare un fatto lo trascurano. Anzi, negano che
esista, lo mettono sotto il tappeto e parlano d’altro. Che le borse europee,
con l’eccezione di quella tedesca, abbiano registrato una netta flessione dai massimi
del 2007 viene spiegato come un fatto del tutto logico. L’economia è andata
male (la causa) e i mercati azionari (l’effetto) hanno subìto una grande caduta
(mediamente del 60% e a Milano da 42 mila dell’indice MIB a circa 15 mila). Ma
se questo rapporto di causa-effetto è così logico e viene presentato come
incontrovertibile, come mai con una economia che è andata benissimo, con tassi
di crescita medi dal 2007 al 2012 del 9%, la borsa di Shanghai ha subìto una
flessione del 70% in questo arco temporale? E non si dica che ciò è dovuto al
fatto che il tasso di sviluppo sia lievemente rallentato nell’ultimo anno e
mezzo, visto che il crollo dei prezzi delle azioni ha caratterizzato anche anni
“favolosi” di crescita sopra il 10%. E allora? Come si spiega che due cause
totalmente opposte (crisi in Europa, grande crescita in Cina) hanno prodotto lo
stesso effetto? Forse perché non esiste un rapporto di causa ed effetto fra
andamento dell’economia e borsa valori? Oh, mamma mia, no, perché se lo
ammettessimo dovremmo buttare nel cestino 250 anni di studi di scienza
economica. Meglio trascurare, negare quello che è avvenuto in Cina in campo
borsistico. Fare finta di niente o trovare qualche spiegazione cervellotica e
intanto insistere nel dire che se i prezzi delle azioni in Europa sono scesi
è a causa del cattivo andamento dell’economia. Questa (pseudo) certezza
ci fa sentire meglio.
Al di là di queste osservazioni
metodologiche, bisogna ammettere che il 2012 è stato un anno positivo per le
borse (salvo per quella cinese). Tuttavia, un po’ meno positivo di come io
pensavo, specialmente riferendomi all’ultima parte dell’anno. L’ SP ha chiuso
la settimana scorsa sostanzialmente invariato, mentre le borse europee hanno
registrato un ulteriore rialzo. A mio avviso il clima sociale non è favorevole
ai consumi, ma mira al riequilibrio delle finanze pubbliche disastrate da un
lungo periodo di eccessi. In questo contesto, che molti vedono sfavorevole alle
borse, esce vincitore il settore delle imprese. Ecco perché, anche se questa
settimana potrebbe essere non favorevole alle borse in generale, siamo comunque
alla vigilia, secondo me, di un grande rialzo negli Stati Uniti, in Europa e
nei paesi BRIC (Cina compresa). L’ultima decade di dicembre dovrebbe essere
positiva e segnalare che questa positività continuerà anche l’anno prossimo.
Rilevo con piacere che il dollaro
ha registrato miglioramenti nei confronti dell’euro e dello yen, nonostante il
buon andamento delle borse. Per l’anno prossimo vedo terminare il periodo di
congestione fra 1,33 e 1,26 contro euro e iniziare, probabilmente da fine
febbraio, un movimento ascendente del dollaro destinato a sorprendere. Altre
monete che vedo positivamente sono il dollaro canadese e le monete dei mercati
emergenti.
Non è ancora giunto a mio avviso
il momento dell’oro e dei metalli preziosi e neppure quello del petrolio.
Cari saluti.
Francesco Arcucci
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